La Thailandia si pente: l’apertura alla cannabis è stata un errore
A distanza di due anni dalla sua originaria decisione di aprire alla legalizzazione della cannabis, il governo della Thailandia sta pensando a un passo indietro.
Il primo ministro del Paese, Srettha Thavisin, ha infatti rinnovato gli appelli al Ministero della Salute a riclassificare la cannabis come narcotico, indirizzando così questa sostanza ai soli scopi terapeutici e chiedendo alle autorità locali di reprimere le attività criminali legate al commercio illegale di droga.
Si tratta di una presa di posizione molto dura che, prosegue il governo è frutto anche dei dati diffusi dallo stesso Ministero della Salute, che ha riferito di un'impennata di persone che cercano un trattamento per problemi psicologici legati alla cannabis: il numero, nel corso di un solo anno, è cresciuto rapidamente da 37.000 a 63.000 pazienti, soprattutto giovani.
I turisti possono fumare cannabis in Thailandia?
Essendo la Thailandia il primo Paese asiatico a legalizzare la cannabis, non stupisce come questa presa di posizione abbia dato vita a una fiorente industria del turismo dell'erba, che molti temono sia difficile da arginare.
Ora, se le cose dovessero tornare come erano prima, sarebbe una drastica inversione di tendenza. Ricordiamo che prima che l'erba fosse legalizzata in Thailandia, il Paese aveva alcune delle leggi sulle droghe più dure del mondo, con una pena fino a 15 anni di prigione.
Le cose dovrebbero però cambiare con le nuove leggi di reintroduzione delle sanzioni sull’uso della cannabis, che imporrebbero multe fino a 60.000 baht thailandesi (1.560 euro) per l'uso ricreativo e pene detentive fino a un anno.